IL PETROLIEREtorna da par suo al cinema il mitico
Daniel Day Lewis. In tutta la carriera, mai un ruolo 'facile', eccezion fatta - ma non troppo - per quell'Ultimo dei Mohicani che l'ha fatto conoscere al grande pubblico.
Pur essendo uno degli uomini più affascinanti del pianeta (chiedere lumi a Julia Roberts, che per lui era disposta a trasferirsi in Irlanda, o all'ex fidanzata, la bellissima Isabelle Adjani), Day Lewis non ha mai esitato a rinunciare sullo schermo al suo fascino per interpretare ruoli intensi, come ne 'Il mio piede sinistro' in cui interpreta uno scrittore diversamente abile, che lo ha portato all'oscar, o nell'ultimo film di scorsese,
Gangs of New York, dove l'interpretazione di
Bill the butcher ha oscurato quella di qualunque altra star del film (Leo di Caprio compreso.)
Anche se io sono impazzita per lui ne 'L'età dell'innocenza', un film delicato e romantico, di sentimenti non espressi, che non si dimentica.
SPERIAMO NEL SECONDO OSCAR!!! il Golden Globe è già arrivato...
Il petroliere I numeri li ha tutti, anche se per ora si parla solo di candidature,
ben otto, ai premi Oscar. I critici l’hanno definito il "Quarto potere" del petrolio. In altre parole, un "cult", un film da non perdere (Roma, 12 febbraio 2008 -
Otto nomination agli Oscar 2008, candidato all'Orso d'oro al Festival di Berlino, un Golden Globe e un premio Bafta per la migliore interpretazione maschile già guadagnati dal protagonista Daniel Day-Lewis.
'Il petroliere' di Paul Thomas Anderson, nelle sale italiane il 15 febbraio, è un film che segnerà la storia del cinema. E non solo per l'impareggiabile, superlativa, interpretazione dell'attore irlandese. il quotidiano.net
"C'è un intero oceano di petrolio sotto i nostri piedi e nessuno può arrivarci, tranne me", afferma Daniel Plainview (Daniel Day-Lewis) all'inizio della sua ostinata corsa all'oro nero. In un angolo della California dove tra fine Ottocento e inizio Novecento si combatte una durissima guerra per la ricerca e l'estrazione del petrolio, Plainview si trasformerà da povero minatore d'argento in ricchissimo tycoon.
Ad aiutarlo solo la sua spietatezza, ambizione, ostinazione. E la sua febbre dell'oro.
Il film di Anderson, giovane regista di capolavori come 'Magnolia' e 'Boogie Nights', è una storia epica sulla famiglia, la fede, il potere. La storia di un pioniere che non ha però nulla di leggendario. In nome del petrolio distruggerà tutto quello che ha, spazzerà via quel mondo isolato, arcaico, fatto di vecchi allevatori e predicatori evangelici, e lo sostituirà con trivelle, baracche, dinamite, oleodotti.
Non ci sono figure eroiche nel film, non c'è redenzione, e non c'è mai ricerca di complicità con lo spettatore. Questa è la principale grandezza del film: lo scenario è scarno, i sentimenti estremi e violenti, i visi affilati. Anche la fede è eccessiva, non offre salvezza. Per sottolineare queste continue dissonanze Anderson ha scelto la musica di Johnny Greenwood, chitarrista dei 'Radiohead': suoni sinistri, atmosfere inquietante, disturbanti, mai liriche.
Il tutto contribuisce ad un affresco cinematografico innovativo, moderno, spiazzante. Al centro del quale c'è
un grandissimo Daniel Day-Lewis, tornato sullo schermo a cinque anni dall'interpretazione del terribile 'butcher' di 'Gangs of New York'. "
Lavorare con Daniel è un privilegio che pochi registi hanno avuto. Io ho dovuto trovare il coraggio di chiederglielo, ma ho sempre saputo che c'era una sola persona adatta a questo compito".
